Oliviero Barbieri appartenente alla generazione più giovane di fotografi che all’inizio degli anni ottanta si riunisce intorno alla figura di Luigi Ghirri partecipando a molti progetti da lui promossi, fra cui Viaggio in Italia, si dedica alla fotografia dal 1971 concentrando le sue ricerche iniziali sull’illuminazione artificiale delle città. A partire dal 1989 viaggia abitualmente in Oriente, soprattutto in Cina, della quale segue il rutilante sviluppo.
Tra le opere entrate in collezione, Flippers 1977-1978 è la prima ricerca seriale del fotografo, realizzata in una fabbrica abbandonata di pinball machines. Il lavoro, esposto in una prima personale alla Galleria Civica di Modena nel 1978, ritrae le superfici di vetro e legno di vecchi flipper. Franco Vaccari, che firma il testo introduttivo a quella mostra, formula per il lavoro la calzante definizione di “santuario dell’immagine”: come moderni dagherrotipi, le lastre di vetro frantumate agiscono infatti da deposito dell’immaginario di un’intera epoca, cristallizzando autentiche icone della contemporaneità, dalla cultura beat alla fantascienza, dall’epopea del Far West alla Venezia del cinema, riverberando al contempo l’arte contemporanea da Marcel Duchamp a Andy Warhol.
Realizzate qualche anno più tardi, altre fotografie danno conto dell’interesse dell’artista verso una nuova rappresentazione del paesaggio e delle sue trasformazioni. Le inquadrature si aprono a soggetti ritenuti fino ad allora di scarso interesse, rivelando la novità che può scaturire da uno sguardo attento alle cose e dal loro diventare immagini fotografiche: come in Grenoble, dove un deltaplano sembra agganciare il paesaggio attraverso un lampione della piazza, o come in Napoli (1982), dove una cornice barocca non riesce a contenere tutta la lunghezza di una crepa nel muro.
Dal 1978 Barbieri espone in numerose mostre collettive e personali sia in Italia che all’estero (alla Galleria d’Arte Moderna Bologna nel 1981, quindi Londra, Parigi, Huston, Lugano, Montreal, alla Biennale di Venezia nel 1993, 1995 e 1997, a Essen nel 1996 con una retrospettiva, alla Triennale di New York nel 2003). Nel 2013 pubblica con la casa editrice americana Aperture il volume “Site Specific” che raccoglie il lavoro decennale dell’artista
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