Abstract
Il saggio vuole porre l’attenzione sul tema dell’acqua come presenza
caratterizzante i paesaggi naturali e urbani a partire dalla sua natura “mutevole”
e “dinamica” assunta come momento centrale della ricerca di soluzioni tecnologiche
in una “visione resiliente” che ribalta concettualmente e operativamente
gli approcci difensivi consolidati. Superando l’idea del progetto come “ripristino”
post-catastrofe, si fanno strada nuove strategie hazard-specifice site-specific
caratterizzate da un’idea di confine come “bordo interattivo”, come un third space,
definito da legami aperti e flessibili che configurano nuove “porosità urbane”.
Waterfront e lungofiumi diventano degli spazi resilienti capaci di adattarsi e mantenere
una “stabilità dinamica” rispetto all’azione degli agenti naturali.